Il castello di Gradara, una gita nelle Marche tra leggenda e realtà.

Il 2021 è l’anno di Dante Alighieri. Sono passati ben 700 anni dalla scomparsa del sommo poeta, nel 1321, e tutto il Paese si prepara a ricordare il padre della lingua italiana con eventi, mostre e celebrazioni a tema.
Anche noi vogliamo porgere il nostro omaggio all’autore della Divina Commedia. Per questo ti portiamo in uno dei luoghi più lussuriosi dell’Inferno: il castello di Gradara, dove si consumò l’amore di Paolo e Francesca.
Dante Alighieri e il castello di Gradara
La storia di Paolo e Francesca, raccontata nel canto V dell’Inferno, è una delle più memorabili dell’intera Commedia.
Forse però è meno noto che questi due personaggi sono esistiti realmente e che il castello medievale di Gradara è stato il palcoscenico della loro tragedia. Il piccolo borgo medievale si trova a confine tra Marche e Romagna, a pochi chilometri dalla riviera adriatica.
Le possenti mura merlate che proteggono la Roccaforte segnano l’ingresso al cuore antico del paese. Un confine che è anche temporale e che ti conduce in pieno Quattrocento.

Gradara conserva le tracce delle famiglie che l’hanno governata: Malatesta, Sforza e Della Rovere. Ma è sotto il potere dei Malatesta che la tragedia prese atto.
Paolo e Francesca, un’amore senza fine
Siamo nel 1275. Guido da Polenta, signore di Ravenna e padre di Francesca, decide di dare in sposa sua figlia a Giovanni Malatesta. La cosa sarebbe anche potuta funzionare se il poveretto non fosse stato tanto bruttino per la soave Francesca.
I genitori, timorosi di un rifiuto da parte della bella sposa, ebbero una malsana idea. Mandare dalla futura sposa il bello e valoroso fratello di Giovanni: Paolo. In questo modo Francesca non avrebbe avuto dubbi e il consenso al matrimonio sarebbe stato certo.
Così l’ingenua Francesca pronunciò il fatidico “si”, senza sapere che si stava legando per sempre a Giovanni.
Da qui in poi siamo accanto a Dante quando ascoltiamo Francesca che racconta il finale della sua storia.
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
Un giorno i due amanti stavano leggendo il “galeotto” libro di Lancillotto e Ginevra, quando caddero nel peccato. Sorpresi dal marito, egli li uccise entrambi.
Il castello di Gradara: ritrovarsi nel ‘400
Il castello di Gradara è una delle strutture medioevali meglio conservate d’Italia e al suo interno si respira veramente un’atmosfera di altri tempi. Le folcloristiche guide all’entrata ti porteranno con loro in una delle storie più appassionanti di Dante. Passaggi segreti, intrighi e amori proibiti saranno la cornice perfetta della tua visita. Attraverserai le stesse stanze dei due innamorati, osservando il luogo in cui prese vita il loro amore e dove purtroppo finì.


Lasciato il castello, passeggia lungo la cinta muraria: alte 800 mt regalano suggestivi scorci sulle Marche e sull’Emilia.
Ebbene, quando andrai a visitare il castello di Gradara tieni a mente la storia dei poveri amanti. Sarà come dare vita a una delle più belle pagine della Divina Commedia.
L’ultimo Dante a Ravenna

La bella e infelice Francesca era nata a Ravenna. Raggiungibile con circa un’ora di macchina da Gradara, ti consigliamo vivamente di visitare questa città d’arte dal ricco passato. Proprio qui il Poeta trascorse gli ultimi anni della sua vita, terminando la stesura del Paradiso. Per il settimo centenario, la città ha in programma moltissime celebrazioni e i versi della Divina sono diventati anche installazioni luminose che risplendono nelle vie del centro storico.

Questa città, che luccica di oro e acqua, è un museo a cielo aperto e la presenza del Sommo Poeta si fa sentire ovunque. Sono molti i luoghi da visitare sulle sue orme, a partire dalla “zuccheriera”, il soprannome dato dai ravennati alla tomba di Dante. Il centro Dantesco e la biblioteca classense. I meravigliosi mosaici di San Vitale e Sant’Apollinare. E ancora la pineta di Classe, la “foresta spessa e viva” del XXVIII canto del Purgatorio.
Il 2021 è l’anno di Dante. Gli itinerari per (ri)scoprire il padre della lingua italiana sono diversi e per tutti i gusti.
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