Quando comunicai ai miei genitori e amici che sarei dovuta partire per un viaggio in Iran, la loro prima reazione è stata: “Ma tu sei pazza, è pericoloso!”. Leggendo il racconto dell’esperienza vissuta da Roberta cercheremo di dissuaderti dai falsi preconcetti, dandoti un’immagine più realistica di questo sorprendente Paese.

Partire per un viaggio in Iran non era proprio una delle mie priorità, non avevo ancora pensato a questo Paese come possibile meta. Solo a dicembre 2019 scoprii che avrei dovuto organizzare il mio soggiorno a Mashhad, nel nord-est dell’Iran, come attività di un progetto in cui io e la mia azienda eravamo coinvolti. Così, i primi giorni del 2020 ho preso il mio primo volo per l’antica Persia.
I dubbi della partenza per il mio viaggio in Iran
Inizio dicendo che questo racconto non ha come scopo quello di convincerti se l’Iran sia un paese pericoloso o meno. Sinceramente non lo so e non lo sapevo nemmeno io. Inoltre, il mio viaggio era circoscritto a una sola zona dell’intero Paese con persone del luogo che mi avrebbero accolto e accompagnato durante l’avventura.
Io stessa coltivavo qualche dubbio e remora prima della partenza per il mio viaggio in Iran, rafforzata dalle ultime notizie del periodo che informavano continuamente dell’omicidio di un importante generale dell’apparato militare iraniano in Iraq, con un probabile coinvolgimento delle forze statunitensi. Il clima per partire non era dunque dei più distesi, ma l’accaduto non avrebbe dovuto ostacolare i miei piani.

Piuttosto, sono state le disavventure di volo a impedirmi di raggiungere Mashhad nei tempi previsti. Prima il forte temporale su Istanbul ha ritardato l’atterraggio nell’aeroporto della capitale turca e in seguito, la fitta nebbia che aleggiava sopra Mashhad ha costretto il capitano dell’aereo a tornare verso l’aeroporto di Teheran, rimandando l’arrivo al giorno seguente.
Una volta scesa nella capitale iraniana, il mio bagaglio non era stato pervenuto e l’altra preoccupazione era trovare un volo nazionale che mi portasse a Mashhad il prima possibile. Finalmente, dopo quasi 36 ore, il mio viaggio in Iran stava per cominciare nella seconda città più popolata del Paese nonché importante sito di pellegrinaggio religioso.
Il primo impatto con la cultura iraniana
Il primo impatto del mio viaggio in Iran è stato contrastante. Edifici, strade e panorami non avevano nulla di chissà quanto affascinante. L’unica immagine che dominava le vie era quella del generale deceduto. La città sembrava immobile, avvolta nel lutto nazionale.
L’arrivo in hotel è stato un altro momento stordente: la struttura così moderna, imponente e candida stonava con gli edifici grigi circostanti. All’interno, l’arredamento era così kitsch e “occidentale” da farmi sentire fuori luogo. Tutto sommato, però, la mia stanza era accogliente e confortevole.
Mancava solo il mio bagaglio e (ahimè) nel mio zaino mi ero dimenticata di aggiungere un cambio. L’unico indumento che avevo era il velo (Hijab) da indossare sul capo. Non avevo idea di come legarlo e se fosse offensivo lasciare dei capelli cadere sulla fronte. Tutto sommato, sono riuscita a coprirmi il capo dignitosamente.

Fortunatamente, una delle persone con cui avrei lavorato in quei giorni si è offerta di accompagnarmi, con suo marito, a fare acquisti. Non avevo idea di come fossero i negozi in Iran e se mai avessi trovato qualcosa di simile a cui siamo abituati. In realtà, la città è piena di piccole boutique che vendono marchi occidentali e abiti di ogni tipo.
Poi, è subentrato un secondo ostacolo: pagare gli acquisti. L’Iran non accetta le nostre carte di credito a causa dell’embargo e gli sportelli ATM sono collegati solo alle banche nazionali. Ho così scoperto che in certi casi gli iraniani accettano le valute estere come il dollaro e l’euro, ma meglio recarsi presso gli uffici addetti al cambio.
In Iran la moneta ufficiale è il Rial, ma più spesso ti verrà chiesto di pagare in Toman, la loro vecchia moneta che vale esattamente 10 volte un Rial. Dal 2019 esiste comunque una nuova carta prepagata per i turisti in Iran che facilita i pagamenti, si ordina online e viene recapitata nell’hotel in circa 3 giorni (Mah Card).
La prima avventura in città si era conclusa e al mio ritorno in hotel il bagaglio era lì che mi aspettava. Una consegna rapida che ha rafforzato la mia fiducia per la Turkish Airlines.
L’incontro con le persone del luogo e la loro cucina
Il primo risveglio del mio viaggio in Iran me lo ricorderò per sempre. Avevo il cellulare che continuava a suonare, con decine di messaggi in cui mi veniva chiesto se stavo bene e fosse tutto tranquillo: un aereo civile era stato abbattuto dopo il decollo a Teheran. Puoi immaginare la preoccupazione dei miei genitori e amici, ma in realtà a Mashhad tutto scorreva come al solito. Mi trovavo a centinaia di chilometri dalla capitale.
I primi giorni sono trascorsi piacevolmente insieme a colleghi e nuove conoscenze durante ore e ore di lavoro e conferenze. Durante questi momenti ho avuto modo di conoscere una piccola parte del popolo iraniano: persone da diverse parti del paese erano arrivate per confrontarsi su come promuovere il loro ricco patrimonio nazionale.
Non ho mai trovato persone più accoglienti di loro, curiose e interessate, premurose e pronte a farmi conoscere la loro cultura. Quale miglior modo se non iniziando con il cibo tradizionale: piatti gustosi di carne di agnello e pollo, spezie e verdura, pause a base di tè anche troppo zuccherati. L’unico elemento che non sono riuscita ad apprezzare era una bevanda che accompagna spesso i loro pasti: il Dough, ovvero il “latte persiano” a base di yogurt bianco e profumato alla menta.


Oltre al dovere, ci sono state anche deviazioni ludiche come la partecipazione ad un’importante fiera nazionale dedicata ai produttori tipici del territorio. Un evento che mi ha portato in un viaggio nei sapori, nelle storie dei piatti della tradizione e nella ricerca di nuove forme di sperimentazione.
Durante questo tour ho avuto modo di percepire una sensazione, un aspetto culturale che ho visto confermarsi in altre occasioni. Sto parlando della disparità di genere tra uomo e donna in termini di ruolo: ho constatato che qui vige ancora un patriarcato dove è l’uomo ad avere la precedenza nelle presentazioni, nell’avviare una conversazione, nel semplice camminare in fila uno dietro l’altro.
Questi sono i segni di una religione e cultura musulmana sciita a cui non siamo abituati, contro cui non capita spesso di imbatterci nella nostra quotidianità. Nonostante questa attitudine, durante il mio viaggio in Iran ho sempre ricevuto cortesia e rispetto, per il mio ruolo e il mio genere.
Alla scoperta della città di Mashhad
Credo che fossi l’unica turista occidentale a Mashhad, insieme al mio collega. Un viaggio in Iran non è così comune. Ancora oggi mi domando se l’averci dotato di un autista personale che ci accompagnava da un posto all’altro fosse dettato dalla nostra sicurezza o da una semplice cortesia.
Il primo aneddoto come turista durante il mio viaggio in Iran inizia con una semplice domanda posta al receptionist dell’hotel: “Excuse me, how can we reach the centre of Mashhad?”. Il ragazzo non riusciva a comprendere cosa intendessi fare, nonostante i miei tentativi di spiegargli il desiderio di conoscere le attrazioni principali della città. L’autista del taxi di fronte all’hotel si è offerto di accompagnarci e dopo diversi chilometri ci ha condotti fino a un enorme edificio in acciaio e specchi. Eravamo arrivati in un centro commerciale: niente, non eravamo riusciti a farci comprendere.
La moschea dell’Imam Reza

Il giorno successivo abbiamo deciso di incamminarci a piedi verso quello che sembrava essere il vero centro storico della città: Ab Square, la piazza antistante il glorioso santuario dell’Imam Reza. Un complesso di edifici religiosi che ospita il mausoleo dell’Imam che fu l’ottava guida spirituale dei duodecimani sciiti.
È la più grande moschea del mondo per superficie, all’interno sono presenti anche la Moschea Goharshad, due musei, una biblioteca, quattro madrase, un cimitero, l’Università di Scienze Islamiche Razavi, una sala da pranzo per i pellegrini, vaste sale di preghiera e altri edifici. Circa 20 milioni di pellegrini arrivano qui ogni anno per pregare il loro Imam . Non puoi perderti una visita se decidi di organizzare un viaggio in Iran per scoprire questa città.


Entrare in questo complesso è stato un onore: abbiamo chiesto agli addetti alla sicurezza di accedere al santuario e non hanno avuto problemi a concedercelo. All’ingresso mi è stato consegnato un Chador, il tradizionale indumento iraniano per coprire sia il corpo che il capo (nulla a che vedere con il più noto burqa).
In seguito, siamo stati condotti in una stanza dove ci hanno mostrato un video per conoscere la storia dell’Imam e comprendere l’importanza del suolo che stavamo calpestando. La visita guidata è stata un’esperienza impareggiabile. Spazi immensi, edifici colorati, cupole dorate, sale di specchi e cristalli: abbiamo avuto modo di visitare tutti gli interni, eccetto la moschea in quanto luogo sacro solo per i fedeli musulmani.
Il Bazaar Reza
Proprio a fianco della piazza principale si trova il più grande Bazaar della città. La sua struttura è recente, costruita nel ventesimo secolo, e si estende per circa 1 km quadrato. Ci sono all’interno più di un migliaio di unità commerciali che vendono ogni genere di prodotto: abiti, decorazioni, gioielli, spezie e samovar, grandi teiere di origine russa che si usavano per bollire l’acqua per il tè. Non ho potuto resistere e qui ho acquistato il miglior zafferano che abbia mai assaggiato, insieme a del cardamomo e gli immancabili zuccherini infilati in uno bastoncino che si usano per addolcire tè e bevande.

Kuh-E Sangi Park
Siamo stati accompagnati in questo parco, il principale della città di Mashhad. Non potevo immaginare di trovare una tale oasi verde. E’ un ottimo posto per gli abitanti per rilassarsi e fare un picnic. C’è anche un piccolo ruscello che puoi attraversare salendo le formazioni rocciose o saltando su pietre miliari. Inoltre, dal punto più alto del parco si ha un’incredibile vista della città.
Il ritorno dal mio viaggio in Iran
Una settimana in Iran non mi è sufficiente per contraddire quell’affermazione che molti mi hanno posto prima di partire: l’Iran è un paese così pericoloso! In quei giorni ho cercato però di darmi una risposta, insieme ai nuovi amici iraniani. L’immagine dell’Iran all’estero è deviata e basata su preconcetti costruiti e rinforzati dalla disinformazione.
Non ho mai percepito di trovarmi in pericolo, ho avuto un’accoglienza impareggiabile e incontrare una turista occidentale dai capelli biondi e gli occhi azzurri non è stata per loro una minaccia, bensì un’occasione per scattare un selfie e conoscermi meglio.
Ho imparato e ho cercato di spiegare una volta a casa che il mio viaggio in Iran è stato un insegnamento e un’opportunità di crescita personale. Se qualcuno mi dovesse chiedere se consiglio un viaggio in Iran, la mia risposta sarebbe assolutamente sì. A patto che tu, viaggiatore, abbia il coraggio di metterti in gioco, partire senza pregiudizi, voglia di adattarti alla loro cultura e immergerti in una realtà a tratti distante dalla nostra comfort zone.
Il ritorno dal mio viaggio in Iran, a differenza dell’andata, è stato perfetto. Nessun maltempo e nessun ritardo. Sono atterrata a Fiumicino con un nuovo bagaglio carico di immagini ed emozioni. L’unico bagaglio che non ha avuto nessuna difficoltà a rientrare in Italia, a differenza della mia valigia che nuovamente era stata dimenticata in chissà quale stanza dell’aeroporto di Doha. Non importava, anche la Qatar Airways ha mostrato la sua efficienza, riconsegnadolo a domicilio neanche due giorni dopo il mio ritorno.
Vorresti avere maggiori informazioni su come organizzare un viaggio in Iran? Hai bisogno di informazioni sul visto, i posti da visitare, gli alloggi da scegliere e altro? Contattaci e ti supporteremo a costruire il tuo itinerario di viaggio!
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